Spesso ci chiediamo: come sarebbe il mondo se non esistessero i brevetti? Probabilmente un mondo dove l'innovazione non è protetta e le menti creative non possono godere appieno dei frutti del proprio lavoro. Ma se vogliamo una risposta più precisa possiamo provare a cercare una risposta a questa domanda, attraverso tre esempi storici che ci risultano molto utili a comprendere i contributi meno ovvi del sistema brevettuale alle nostre strutture economiche e sociali.
Il Brevetto: nascita e valore
La prima legislazione europea sul brevetto è stata emanata dal Senato della Repubblica di Venezia nel 1474. All’epoca, una porzione consistente del PIL era dovuta ai mastri vetrai, che erano gelosissimi dei loro segreti di lavorazione, e spesso li portavano con sé nella tomba, col risultato che le tecnologie da loro inventate erano perdute per sempre.
La legge veneziana sancisce il patto tra società e inventore che sta alla base di tutte le leggi brevetti del mondo: l’inventore mette a disposizione del pubblico la sua tecnologia spiegandola nei dettagli che permettono a chiunque di ottenere i suoi stessi risultati, ricevendo in cambio un diritto esclusivo di sfruttamento economico per un periodo limitato di tempo. Nel 1474, la legge veneziana prevedeva che l’esclusiva avesse una durata di 10 anni; oggi, la protezione conferita dal brevetto dura 20 anni.
I brevetti, oggi
Il sistema dei brevetti è diffuso in tutti i paesi del mondo: oggi all’Organizzazione Internazionale della Proprietà Intellettuale (WIPO) aderiscono 193 Paesi.
Esistono teorie contrastanti sul ruolo dei brevetti nel promuovere l’innovazione. Coloro che sono favorevoli sostengono che la possibilità di ottenere un brevetto favorisca l’innovazione, mentre detenere un brevetto può stimolare il suo successivo sviluppo. I detrattori al contrario sostengono che i brevetti rallentano l’innovazione bloccando l’accesso alle tecnologie di ricercatori e aziende.
L’articolo di Pascal Attali, How the History of Patents Can Teach Us What a World Without Them Might Be Like offre un punto di vista molto interessante sul sistema brevettuale.
Come dice il suo titolo, l’articolo illustra tre momenti storici in diversi paesi in cui il sistema brevettuale come oggi lo conosciamo non esisteva.
I brevetti nell’Italia Medioevale
Prima del 14° secolo, i brevetti non esistevano. Tuttavia esisteva già l’idea che la tecnologia avesse un valore economico rilevante. Per esercitare un mestiere, era necessario fare parte di una corporazione, come ad esempio quella della lana, della seta, dei falegnami.
Le corporazioni erano organizzazioni molto potenti, che raccoglievano il know-how nelle mani dei loro membri e avevano regole molto severe per proteggerne la segretezza. In particolare, ai membri era proibito lasciare la corporazione, e coloro che lo facevano erano condannati a punizioni severe come multe, esilio o addirittura alla pena di morte. L’ambiente delle corporazioni e il loro culto della segretezza non incentivavano l’innovazione, mentre individui di talento che lavoravano nelle corporazioni non erano stimolati a realizzare miglioramenti tecnici.
Questo esempio mostra che, in alcune circostanze, l’assenza di un sistema brevettuale può condurre a organizzazioni autocratiche che utilizzano mezzi coercitivi per mantenere l’innovazione segreta a spese degli individui che compongono la società.
I brevetti nell’Inghilterra nel 16° secolo
In Inghilterra, la monarchia era solita concedere monopoli sulla fabbricazione a determinati individui nella forma di “letters patents”. Lo scopo di questi strumenti era attrarre stranieri che si stabilissero nel regno, praticassero i loro commerci e formassero degli apprendisti: in altre parole, lo scopo era sviluppare una industria locale. In cambio del monopolio sulla produzione di certi prodotti, gli artigiani non dovevano danneggiare l’occupazione e le industrie esistenti nel regno. Nel tempo i letters patent diventarono più simili ai brevetti come li conosciamo oggi; tuttavia mancava un contesto istituzionale e giudiziario che riuscisse a farli funzionare correttamente, dal momento che venivano concessi a discrezione del monarca.
Alla fine del 16° secolo, la regina Elisabetta I abusò delle sue prerogative regali e concesse letters patent che coprivano la vendita di tutti i tipi di prodotti, allo scopo di ricompensare i suoi favoriti per la loro lealtà e di riempire le casse dello stato. I monopoli risultanti si rivelarono problematici, in quanto condussero alla improvvisa proibizione di commercializzare beni di uso comune come sale, aceto, amido, carta e carte da gioco.
Questo esempio ci insegna che, in assenza di un sistema brevettuale controllato da istituzioni comprendenti contro-poteri, certi settori economici possono essere privatizzati in un modo arbitrario e discriminatorio.
I brevetti nei Paesi Bassi nel 19° secolo
Verso la fine del 19° secolo, sistemi brevettuali moderni si erano diffusi in molti paesi sviluppati.
Nel 1869, nel contesto di un liberalismo economico europeo ostile ai brevetti, i Paesi Bassi abolirono il sistema brevettuale che vigeva dal 1817. Questa mossa fu in parte giustificata dal fatto che all’epoca l’economia olandese era molto più orientata al commercio che all’industria, cosicché circa il 90% dei brevetti olandesi era concesso a titolari non olandesi. La cancellazione dei diritti brevettuali era considerata dal governo olandese come una opportunità per costruire una industria locale attraverso l’uso non compensato di tecnologie sviluppate all’estero.
Un effetto interessante dell’abolizione del sistema brevettuale fu che condusse ad una estrema specializzazione dell’innovazione: le invenzioni rapidamente si focalizzarono nei pochi campi tecnici che potevano essere sufficientemente protetti con il segreto industriale, e di conseguenza non richiedevano una protezione brevettuale.
Questa indesiderabile riduzione dello spettro dell’innovazione certamente giocò un ruolo nella decisione dei Paesi Bassi di reintrodurre un sistema brevettuale nel 1912.
Da questo esempio possiamo dedurre che, in alcune circostanze, l’abolizione dei diritti brevettuali può orientare l’innovazione verso un ristretto numero di campi tecnici, danneggiando la possibilità di tutti di scegliere liberamente i settori in cui desiderano investire e prosperare.
L’importanza dei brevetti sempre e comunque
In conclusione, riflettere sulla possibilità di un mondo senza brevetti ci offre una prospettiva su come l'innovazione, la condivisione del sapere e lo sviluppo economico siano strettamente legati al sistema brevettuale.
Dai primi giorni della Repubblica di Venezia alla complessa realtà olandese del XIX secolo, emergono le sfide e le opportunità di un sistema di protezione intellettuale. La storia dei brevetti ci insegna che, se da un lato possono sorgere ostacoli e abusi, dall'altro giocano un ruolo cruciale nell'equilibrio tra il beneficio individuale e il progresso collettivo, contribuendo a plasmare il panorama dell'innovazione nel corso dei secoli.